L’Ossigenoterapia Domiciliare (Spiegata dallo Pneumologo)

In questo articolo, pubblichiamo il testo integrale del video creato dal Dott. Enrico Ballor e pubblicato sul canale YouTube ufficiale di Medicina del Respiro dedicato al tema L’OSSIGENOTERAPIA DOMICILIARE (Spiegata dallo Pneumologo).

Introduzione

Ci sono tantissimi pazienti che soffrono di insufficienza respiratoria cronica per una qualche malattia broncopolmonare e che per questo devono sottoporsi all’ossigenoterapia domiciliare.

In questo video vedremo insieme:

  • Perché l’ossigenoterapia?
  • Quali sono le fonti e le modalità di somministrazione dell’ossigeno
  • Sulla base di cosa si stabilisce la corretta quantità di ossigeno da somministrare

con l’aiuto del Dott. Enrico Ballor, Pneumologo a Torino.

L’OSSIGENOTERAPIA DOMICILIARE (Spiegata dallo Pneumologo)

Partiamo dal video L’OSSIGENOTERAPIA DOMICILIARE (Spiegata dallo Pneumologo) per chi se lo fosse perso.

Trascrizione

Ci sono tantissimi pazienti che soffrono di insufficienza respiratoria cronica per una qualche malattia broncopolmonare e che per questo devono sottoporsi all’ossigenoterapia domiciliare.

Vediamo di fare chiarezza.

L’ossigenoterapia è sicuramente una materia complessa, forse non complicata, ma complessa sicuramente si, e ci sono moltissimi pazienti che sono attualmente in terapia domiciliare con l’ossigeno.

Senza avere la pretesa di scrivere l’enciclopedia dell’ossigenoterapia, cercherò qui di dare qualche consiglio per capire meglio che cosa vuol dire quando si parla di “ossigenoterapia” e come cercare di gestirla al meglio.

Direi, tre punti principali da chiarire, quando si tratta il tema dell'”ossigenoterapia domiciliare”, per fornire i concetti fondamentali che penso siano utili per comprendere meglio questa terapia così particolare.

  1. Perché l’ossigenoterapia?
  2. Quali sono le fonti e le modalità di somministrazione dell’ossigeno
  3. Sulla base di cosa si stabilisce la corretta quantità di ossigeno da somministrare

Andiamo con ordine.

Perché l’ossigenoterapia?

Noi, homo sapiens, siamo delle vere e proprie macchine biologiche in grado di vivere, di riprodurci e di adattarci all’ambiente, a patto che ci vengano forniti almeno acqua, nutrimenti, (intendo carboidrati – proteine e grassi, che rappresentano il combustibile che ci viene fornito con l’alimentazione) e ossigeno.

L’ossigeno è il “comburente”, con il quale “bruciamo” gli alimenti, introdotti con l’alimentazione, per produrre l’energia che ci è indispensabile per vivere.

Senza energia, infatti, qualsiasi macchina si ferma, e anche noi, che biologicamente siamo una grande (o una piccola) macchina chimica, dipendiamo ovviamente dall’energia per esistere, l’ossigeno ci serve per produrre energia, e senza l’ossigeno, moriamo!

Direi, un bel punto di partenza dal quale iniziare.

Quotidianamente respiriamo non ossigeno, ma una miscela di due gas.

L’aria che respiriamo, infatti, è composta da ossigeno solo per circa il 20%, mentre l’80% è azoto, che però noi non utilizziamo.

I nostri polmoni servono a portare nel sangue quel 20% di ossigeno presente nell’aria, e a buttare fuori l’anidride carbonica che si genera nel corso dei processi metabolici. OK?

Tutto qui! Senza tante complicazioni.

Moltissime malattie polmonari, e non solo bronco-polmonari, impediscono all’ossigeno di arrivare correttamente al sangue, i polmoni non fanno più bene il loro lavoro, allora bisogna aumentare la percentuale dell’ossigeno nella miscela di aria inalata, non basta più solo quel 20% presente nell’aria, ce ne vuole di più, e allora lo dobbiamo fornire dall’esterno come quota in più!

D’accordo?

E come?

Somministrandolo, ad esempio, concentrato, dalle bombole che le contengono puro.

Tutto qui!

Dandone una quantità adeguata, l’ossigeno è visto un po’ come una protesi, esatto!

Se ho perso un arto in un incidente ne metto un altro, artificiale, che lo sostituisca, scegliendolo, ovviamente di lunghezza adeguata alla parte persa, se mi manca l’ossigeno lo fornisco dall’esterno, in misura sufficiente alla parte che non sono più in grado di ottenere, i miei polmoni non mi garantiscono più ossigeno a sufficienza, e io me lo vado a procurare dalla bombola, dandone una quantità sufficiente.

Quali sono le fonti di ossigeno che si usano per l’ossigenoterapia domiciliare?

L’ossigeno può essere fornito al paziente, ad esempio, in bombole di ossigeno gassoso compresso, oppure in bombole di ossigeno liquido raffreddato a bassissima temperatura, che ha il vantaggio di occupare molto meno spazio in casa, ma che in ogni caso viene riconvertito a ossigeno gassoso prima di essere respirato, e che oltretutto può essere trasferito in contenitori portatili da usare durante la marcia

Oppure può essere prodotto da veri e propri concentratori di ossigeno, che sono degli elettrodomestici in grado di produrre ossigeno praticamente quasi puro dall’aria ambiente, avendo a disposizione semplicemente una rete elettrica, possiamo produrre ossigeno ovunque ci troviamo, anche dalla presa dell’accendisigari dell’automobile per i concentratori portatili, sicuramente una modalità molto pratica, oltretutto con le moderne tecnologie, a differenza di una volta, la purezza e la quantità di ossigeno prodotto sono praticamente in grado di soddisfare tutte le necessità cliniche che sono richieste dal paziente in ossigenoterapia, specie con quelli che sono gli attuali dispositivi, cosiddetti “on-demand”, con i quali l’ossigeno non viene più disperso nell’aria durante l’espirazione e viene invece erogato al paziente automaticamente solo durante l’inspirazione.

Quanto ossigeno somministrare? E come?

La quantità di ossigeno da somministrare ai pazienti in ossigenoterapia è ovviamente stabilita dallo specialista pneumologo, sulla base del tipo di insufficienza respiratoria del paziente (cioè: solo deficit di ossigeno oppure contemporanea presenza di deficit di ossigeno e di eccesso di anidride carbonica nel sangue, la cosiddetta insufficienza respiratoria tipo II) e poi sulla base della quantità di deficit dell’ossigeno nel sangue, con tutta una serie di criteri complessi, specialistici, che ovviamente esulano dalle finalità divulgative di questo video.

L’ossigeno può essere somministrato, per determinate patologie, ad esempio in caso di fibrosi polmonare, con il criterio del “finché basta”, cioè non è un problema se se ne somministra anche più del necessario prescritto, si rischia poco, in altri casi invece, come nel caso dei pazienti con la BPCO, un eccesso di ossigeno rispetto alla quantità prescritta rischia di provocare dei problemi anche gravi, non ultimo che il paziente possa ritrovarsi in coma per l’accumulo di una eccessiva quantità di anidride carbonica che non viene eliminata!

L’ossigeno può essere portato al paziente con le cannuline nasali, quelle che in gergo vengono chiamate gli “occhialini”, perché indossate come un paio di occhiali, con le stanghette messe alle orecchie, e le cannuline infilate nel naso, oppure con delle maschere, note anche come maschere di Venturi, a percentuali note e crescenti della percentuale di ossigeno che, sono in grado di erogare al paziente, che hanno il grande vantaggio di non andare mai oltre una certa quantità di ossigeno stabilita dallo specialista, e che sono utili specialmente per quei pazienti, come dicevo prima, ad esempio con BPCO, che possono rischiare di vedere aumentare pericolosamente nel sangue la loro anidride carbonica se trattati con quantità di ossigeno troppo elevate.

Ecco perché, e non finirò mai di dirlo, il paziente in ossigenoterapia ha comunque sempre la necessità di essere seguito dal medico e, più ancora, dallo specialista, in modo da valutare sempre bene nel tempo le corrette quantità di ossigeno da somministrare, eventualmente adeguandole, di volta in volta, alle reali necessità del paziente sulla base del controllo clinico e della valutazione, con l’emogasanalisi arteriosa, delle quantità di ossigeno e di anidride carbonica presenti nel sangue.

Ricordo, inoltre, a questo proposito, che l’ossigeno… che si somministra con l’ossigenoterapia, dev’essere considerato, a tutti gli effetti, alla stregua di un farmaco, e quindi, come tale, non può essere autogestito da chi non sia stato adeguatamente istruito all’uso , dopo averne imparato soprattutto i rischi e i limiti, questo per evitare i danni che qualche volta conseguono a un impiego improprio.

E voglio ancora ricordare l’importanza di alcuni consigli che ritengo indispensabili per garantire la sicurezza dei pazienti in ossigenoterapia domiciliare e, tra questi, sicuramente il ricordare che le bombole e i concentratori di ossigeno non vanno mai posti in vicinanza di fiamme o di fonti di calore, questo per evitare esplosioni o incendi, che non si fuma mentre si è in ossigenoterapia!

Lo so che sembra abominevole pensare ad un paziente con insufficienza respiratoria in ossigenoterapia che fumi, ma purtroppo si vede anche questo, per lo meno si eviti al paziente guai peggiori ricordandogli di non portare mai la sigaretta vicino alle cannuline nasali dell’ossigeno!

E ricordare, ancora, di aggiungere sempre l’acqua nell’umidificatore/gorgogliatore, questo per umidificare in modo adeguato la miscela di ossigeno inalato, che consenta di evitare una eccessiva secchezza della mucosa nasale che potrebbe anche causare delle epistassi, cioè sangue dal naso.

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